News dal mondo del cinema/serietv

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  1. Annachì
     
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    Film e Cartoni

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    CITAZIONE (~alyps~ @ 14/6/2020, 00:40) 
    Anche a me, se devo essere sincera, dà fastidio quando per il politically correct, vengono inserite quote nere, asiatiche ecc. in opere dove non c'entrano niente, perché, sarò cinica io, ma lo trovo un modo molto visibile, ma anche molto ipocrita di mostrare quanto certe produzioni tengano ai diritti di categorie discriminate, quando in realtà il loro è un palese contentino.
    Quello che secondo me farebbe davvero la differenza sono le STORIE, nuove storie, storie reali mai raccontate prima, in cui i protagonisti sono attori appartenenti a minoranze, servono scrittori, consulenti storici, registi e registe, persone che possono veramente far sentire la loro voce e fare la differenza, più che comparse fuori luogo tanto per mostrare di essere inclusivi.

    Concordo con te (e con Leah) sul fatto che a volte siano operazioni ipocrite, ma la soluzione è appunto domandare per rappresentazioni meno ipocrite, non eliminare quello che già si fa perchè ipocrita. Insomma, date queste situazioni bisogna domandare secondo me più rappresentazione, non di togliere quanto già c'è che, seppur difettoso, è comunque qualcosa.

    CITAZIONE (~alyps~ @ 14/6/2020, 00:40) 
    Però non darei così scontato che tutti si facciano più facilmente l'idea del contesto storico in cui è stato realizzato un film piuttosto che del contesto in cui è ambientato, questo richiede delle capacità critiche e una conoscenza storica o anche solo volontà di informarsi che non tutti hanno purtroppo. In realtà, secondo me, siamo molto più condizionati dalla rappresentazione fornita da un'opera che non dal contesto della stessa.

    Era un esempio estremo per far capire che il problema c'è sempre stato e in ogni caso i film non dovrebbero essere presi come documenti storici perchè non lo sono, perciò ben vengano attori di colore fuori posto se questo aiuta il nostro presente, lasciamo la storia agli storici e godiamoci l'arte.

    CITAZIONE (~alyps~ @ 14/6/2020, 00:40) 
    Però ammetto che, personalmente, anche se tratta di una leggenda, questa libertà dà fastidio, si sa che è ambientato in Gran Bretagna in una certa epoca in cui è assurdo pensare che Ginevra fosse una schiava africana... almeno però qui era una protagonista :D

    So che lo sai già ma... immagina quanto dia fastidio invece non vedersi mai rappresentati sullo schermo, vedere solo persone diverse da te essere gli eroi e i cattivi, i maghi e i re... tutti lontani da come appari tu. Direi che il fastidio delle persone di colore qui vince sul nostro fastidio di veder snaturata la legenda. Anche perchè, che io sappia, Merlin non è proprio un esempio di fedeltà alla legenda, quindi se proprio vuoi infastidirti su quel telefilm infastidisciti sulle inesattezze della storia, più che su Ginevra nera. Mi rendo conto che questa risposta suona un po' antipatica, ma è vero che questo nostro "fastidio" viene da una posizione di privilegio che forse è il caso di rivedere.

    CITAZIONE (~alyps~ @ 14/6/2020, 00:40) 
    La cosa paradossale qui è che secondo me siete tutti d'accordo, voi due, la Rowling e chi ha scritto l'articolo, sul fatto che sia degradante associare le donne al concetto di "persone con le mestruazioni". [...]

    La questione qui è semplice: è vero, i transessuali non sono donne biologiche e non lo saranno mai ma... è proprio necessario sottolinearlo ogni singola volta? è già abbastanza difficile per loro, ne hanno sicuramente passate tante (perdonate la genericità del discorso, come ho detto non ho mai conosciuto un trasnessuale dal vivo), per quanto mi riguarda uomini che hanno cambiato sesso sono donne, punto, e io, da donna, mi sento di trattarle come donne. Il ribadire costantemente che non sono donne biologiche mi sembra una forma particolarmente subdola e sadica di discriminazione. Poi, ripeto, non mi pronuncio su chi non è in cura ormonale/non si è operato perchè è un discorso più complesso sul quale non ho idee definite.

    CITAZIONE (~alyps~ @ 14/6/2020, 00:40) 
    Per arrivare al punto, qualche settimana fa è scoppiata una polemica + shitstorm su instagram e twitter, che però non so come sia partita esattamente, dato che la storia in questione ora non c'è più. Mi pare che Crepaldi abbia scritto qualcosa sul fatto che il privilegio dell'uomo/bianco/etero/ non coincide spesso e volentieri con un benessere psicofisico (cosa che peraltro ha sempre affermato, è la base di tutta la sua attività sugli Hikikomori, inspiegabili altrimenti), è stato invitato a tacere in quanto maschio privilegiato ecc., e più lui rispondeva ai commenti, più è stato insultato, minacciato in maniera massiccia, tanto che poi ha annunciato che per un periodo si sarebbe preso una pausa dai social.

    Ribadendo ancora una volta che i linciaggi online, da qualsiasi parte provengano, sono probabilmente la peggior eredità di internet, qui la questione è molto semplice: lui ha detto una cosa vera ma ha sbagliato a dirla. E vi spiego perchè.
    Negli ultimi giorni girava su instagram un discorso (io l'ho beccato da metà delle persone che seguo!) sul "white privilege" che diceva "il privilegio bianco non vuol dire che tu non abbia avuto una vita difficile, o che non sia stato discriminato per altri motivi - esistono privilegi socioeconomici, di genere, sessuali etc. - vuol dire che non hai avuto una vita difficile e non sei stato discriminato per il colore della tua pelle, e benefici attivamente della discriminazione delle persone di colore."
    Anche per me la prima reazione, quando qualcuno mi accusa di essere privilegiata, è di pensare "sì, ma non mi conosci, non sai cosa ho passato, com'è stata la mia vita", ed è vero, ma qui si sta parlando di un'altra cosa. Dire che sei privilegiato in quanto uomo/bianco/eterosessuale non vuol dire che tu non possa stare male, ma solo che non stai socialmente male per quei motivi. E la reazione giusta è dire sì, è vero, e cercare di capire come usare al meglio i propri privilegi per smantellarli, non lamentarsi "sì ma anche io sto male". è un po' come la questione "black lives matter" vs. "all lives matter", ovviamente tutte le vite importano, ma attualmente il problema è sulle persone nere, perciò lo slogan dice che le vite delle persone nere contano, e ribadire che tutte le vite contano è diminuire l'importanza del problema attuale.
    Insomma, lui sul suo canale parla dei suoi problemi e nessuno l'ha attaccato per questo, ma quando ha tirato in ballo i suoi privilegi commentando "sì, ma anche io soffro" è come se in qualche modo avesse cercato di negare che gode di quei privilegi, che quei privilegi lo aiutano nella vita di tutti i giorni, e questo è sbagliato.
     
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210 replies since 13/4/2020, 17:23   2591 views
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