La zona d'interesse

di Jonathan Glazer

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    Titolo originale: The Zone of Interest
    Nazione: Gran Bretagna, Polonia, USA
    Anno: 2023
    Genere: Drammatico, Storico
    Durata: 105 min
    Regia: Jonathan Glazer
    Distribuzione: I Wonder Pictures
    Uscita: 22 - 02 - 2024

    Cast: Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus, Luis Noah Witte, Nele Ahrensmeier

    sinossi
    l comandante di Auschwitz Rudolf Höß e sua moglie Hedwig realizzarono il loro sogno di una vita con una famiglia numerosa, una casa e un grande giardino in un terreno direttamente adiacente al muro del campo.

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    Questo film deve essere bellissimo. Qualcuno di voi lo ha visto?
     
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    Non è un film piacevole da vedere, però è un bel film. Emblematico per illustrare "la banalità del male": quella della famigliola spensierata del comandante di Auschwitz che abita in un piccolo paradiso terrestre davanti al campo di sterminio, riuscendo a scorgere la torre, le baracche, il fumo che si leva dal forno crematorio e riuscendo a sentire le urla, i cani, i rumori inquietanti provenire al di là del muro e del filo spinato.
    È un film molto pesante da vedere, anche se non si vedono le atrocità che si consumano al di là del muro: succede tutto fuori campo. Ma è una scelta registica eccellente, perché immedesima proprio nel punto di vista di questa famiglia, assuefatta all'orrore del proprio "vicino di casa", sempre presente nella colonna sonora (suoni e musica cupa e dissonante) e in secondo piano o sullo sfondo dell'inquadratura. Se non sconvolge però la famiglia, naturalmente per lo spettatore è un elemento costantemente disturbante. Eppure il regista fa di tutto per distrarci con la bellezza del giardino, i momenti di quotidianità famigliare, di festa, di pianto. Lo fa in un modo documentaristico e neutro, senza mai cercare di suscitare direttamente nausea o disgusto, ma lasciando che siano appunto il fuori campo o lo sfondo a produrre questa sensazione. Solo due volte irrompe prepotentemente il disgusto nei personaggi, e solo nel comandante di Auschwitz. Avviene in maniera brusca e inaspettata, e in uno dei casi geniale, perché c'è un susseguirsi, sempre molto freddo, quasi proprio direi da arte contemporanea (mi ha ricordato un'opera della Biennale di Venezia), tra il presente del comandante che ha dei conati di vomito e il momento delle pulizie nel freddissimo museo del campo di Auschwitz.
    Ma le scene che mi sono piaciute di più sono quelle girate tipo a infrarossi, di notte, nei dintorni del campo, con questa ragazza che nasconde le mele dove sa che i prigionieri vanno a lavorare. La poesia e la tensione di queste scene sono pazzesche. Così come stupenda l'idea di far suonare una musica al pianoforte, fatta di suoni dilatati, incerti e struggenti, con il testo nei sottotitoli, perché quelle parole, probabilmente scritte da un prigioniero, non sono mai state pronunciate.
    Insomma una visione poco piacevole, anche per lo più uguale a se stessa, fatta eccezione per rari momenti, ma sicuramente significativa per ricordare quanto sia disgustosa l'indifferenza di fronte ad uno sterminio, al di là di un muro reale e mentale.
     
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2 replies since 1/3/2024, 19:50   31 views
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